Tutte le paure devono essere interpretate come dei messaggi. Dicono qualcosa del nostro bambino e lui sta cercando di dirci qualcosa attraverso di esse: ascoltiamolo.
Ogni paura ha un suo motivo di esistere. Il fatto che non appaia una causalità diretta tra un evento e una paura non significa che la paura non abbia un significato. A volte occorre andare un po’ più in profondità per scoprirlo.
Vi sono alcune paure tipiche dell’infanzia che fanno parte della naturale crescita. In particolare tra i quattro e i sei anni, quando l’immaginazione diviene molto vivace: la paura del buio, dei fantasmi, dei rumori forti, degli animali, della separazione...
Le paure compaiono e scompaiono, riflettono le tappe della maturazione della psiche del bambino. A certe età sono normali e diventano problematiche solo se si intensificano eccessivamente, ostacolano il bambino o se durano a lungo.
Alcuni bambini spaventati non sanno che quella che provano è paura. Sanno solo di avere un disperato e forte bisogno di evitare delle situazioni. La loro protesta può essere: “Non voglio” piuttosto che “Ho paura”.
La fuga diviene la risposta prevalente, spesso anche in assenza di un reale pericolo. Rimanendo attaccati a ciò che sentono sicuro e che conoscono rischiano così di perdersi la gioia dell’amicizia, di scoprire posti nuovi, di divertirsi.
Le paure limitano il gioco e bloccano la spontaneità, la creatività.
Arrestano i meccanismi cerebrali che hanno a che fare col desiderio di imparare, compromettendo la capacità di apprendimento. Mente e corpo sono in allarme. Un bambino spaventato si pone nei confronti della vita con la mente non libera per provare curiosità, o per sperimentare l’esigenza di esplorare.
Le sue energie non possono essere investite, sono infatti impegnate a tenere alta la guardia, ad ipervigilare e difendersi.
Spesso i bambini cercano di affrontare da soli quello che li spaventa. Reagiscono alla paura mettendo in atto rituali ossessivi, rifiutandosi di parlare in determinati contesti, facendo la pipì a letto. Possono anche sviluppare delle fobie, problemi di alimentazione o disturbi del sonno.
Vediamo in che modo è possibile aiutare il nostro bambino:
Rispettate l’emozione. E’ la condizione perché vostro figlio si fidi di voi. Rispettate sempre la sua emozione anche se vi sembra irrazionale.
Ascoltatelo. Il bambino non conosce il motivo della sua paura, con il vostro ascolto, lo aiuterete a scoprirlo.
Sdrammatizzate. Non significa ironizzare o ridicolizzare, ma ridimensionare nel rispetto e nell’accettazione del bimbo, per esempio parlandogli delle vostre paure passate o presenti. Magari sceglietene una che lui non ha, cosicché possa sentirsi più bravo.
Cercate le sue risorse. Aiutatelo a ricordare episodi di paura del passato nei quali il piccolo è riuscito a sbloccarsi. Cos’ era accaduto?
Aiutatelo a liberare la sua energia. Quando si è spaventati il diaframma è contratto. Così tutto quello che permette di rilassarlo aiuta ad eliminare il timore. Invitiamolo a respirare profondamente, cantare, gridare, ridere fino a eliminare questa sensazione di oppressione.